Dominika
Nasce il 7 gennaio
4 anni appena compiuti, è piena di allegria e parla tantissimo, ad Aprile comincia a cambiare.
Non vuole più camminare né mangiare, non sente dolori, ma vuole stare sempre in braccio e questo
desta talmente tanta preoccupazione da decidere di portarla in pronto soccorso.
Si pensa a un calo di difese immunitarie e ci si aspetta una prescrizione vitaminica, magari dovuta
allo stress che anche i piccoli possono subire, invece … arriva un referto sconvolgente
LEUCEMIA LINFOBLASTICA CON CROMOSOMA PHILADELPHIA.
Incredulità e amara consapevolezza è l’ossimoro che più rappresenta l’inizio di un percorso veramente
drammatico.
Pochi giorni dopo viene trasferita al Burlo di Trieste dove da analisi più approfondite rivelano che
la leucemia ha un’alterazione cromosomica per la quale non è ancora previsto alcun protocollo.
Quindi si seguono cure, sperimentate in America, che dopo un anno e mezzo riescono a sedare il male,
però provocano danni fisici (funghi, stop cardio-respiratorio, stomatiti) e purtroppo, neurologici.
Dominika dimentica anche la lingua madre e le viene diagnosticato un ritardo di due anni e mezzo.
Frequenta la classe prima con questo terribile background che influisce nella sua formazione psicologica,
sociale e culturale, ma la scuola, destinata all’educazione e all’istruzione di TUTTI i bambini, le dà quella
normalità di cui ha bisogno.
Dopo due anni di recupero dei postumi, quando sembra che tutto vada per il verso giusto, arriva una febbre
strana che la fa tornare in ospedale dove la aspetta ancora una tragica notizia:
Recidiva. Stavolta la malattia sembra più forte e aggressiva e neanche due cicli di chemioterapia riescono
a riportarla a casa.
Ancora febbre, dolori e problemi intestinali affliggono il corpicino della bambina che da lì a poco scopre
di stare lottando con un altro nemico invisibile:
un batterio PSEUDOMONAS AERUGINOSA, un’infezione che si contrae in Ospedale con le lungodegenze
quando le difese immunitarie sono molto basse; la devastando fina a renderla immobile.
Dominika soffre tantissimo, al punto tale da pensare di non farcela, né i medici le danno più speranze.
Poi un segnale positivo, i medici comunicano che l’infezione regredisce e che si può intervenire
chirurgicamente per riparare i danni interni.
Cinque ore di sala operatoria, tanti giorni di terapia intensiva, stomia intestinale.
Altra chemioterapia, radioterapia e tribolazioni continue, fisiche e mentali.
Dominika piange, ma lotta.
Le sue lacrime sono fatte di pena e rabbia, ma si avvicina nello stesso tempo la possibilità del trapianto
del midollo e la luce diventa una speranza sempre più concreta.
Per arrivare al trapianto la strada è lunga e dolorosa ma per fortuna la sorella della piccola è compatibile
e quando è possibile il trapianto avviene con successo.
Oggi fa i conti dei postumi della lunga malattia, prima di tutto la memoria e tutte le altre limitazioni che
certe ‘’cure’’ hanno lasciato.
La bambina vive con la mamma e con la zia.
La mamma a causa delle mille vicissitudini si appoggia alla sorella Loredana che sarà il vero perno
della famiglia, colei che ha ottenuto per la piccola le migliori cure e che l’accudisce solo come
una mamma riesce a fare.

La sua storia è come una spada che attraversa il cuore, il simbolo di una sofferenza che nessun essere umano dovrebbe provare, tanto meno un bambino, da sorriso in pianto, da gioia in tristezza, prima di trovare un po’ di pace.
Si attraversa il dolore in tutte le sue sfaccettature e se scriverlo e leggerlo da un lato provoca sgomento, dall’altro è doveroso farlo perché solo affrontando i nostri mostri del passato, possiamo guardare al futuro con speranza e vivere il presente con dignità.
Perché i supereroi forse non esistono, ma le persone speciali luccicano Sempre!